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martedì, marzo 09, 2010

Sandro Pertini

«Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza, quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi.»


sabato, novembre 28, 2009

Memorie anonime


C'è sempre, in Friuli, chi si siede su uno scranno e dichiara: "...e quando facevano questo e quello, e quando succedeva quest'altro ... dove eravate?".

Ed è giusto, perché certe domande stimolano la memoria e ti costringono alla domanda "Già... dov'ero?".

1) Mercoledì 28 gennaio 2009: primo post
2) Domenica 5 aprile 2009: secondo post

La risposta è che forse ero qui. A domandarmi perché la "grande" informazione -quella dei giornalisti che denunciano il dilettantismo dei blogger- se ne stesse silenziosa.
E tanto per chiarire che anche su altre questioni ho una certa memoria, ricordo un "antico" post: su cui prima o poi torneremo.

martedì, novembre 24, 2009

lunedì, novembre 02, 2009

giovedì, agosto 06, 2009

6 agosto 1945

Il mattino del 6 agosto 1945, l'Aeronautica militare statunitense lanciò la bomba atomica "Little Boy" sulla città giapponese di Hiroshima


L'immagine sopra riportata è quella del "fungo atomico" prodotto dall'esplosione di "Fat Man", la bomba lanciata sulla popolazione civile di Nagasaki (il 9 agosto, tre giorni dopo). Una riproduzione dell'ordigno si trova nel museo della città.


Fra coloro che furono istantaneamente uccisi e coloro che morirono in meno di cinque anni dalle esplosioni, si conteranno non meno di 300.000 vittime.

lunedì, maggio 11, 2009

Due...

DUE


Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.

Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.

Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.

Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.

Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.

(...) Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.

Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.

Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Relazione dell’Ispettorato per l’Immigrazione del Congresso americano sugli immigrati italiani negli Stati Uniti, Ottobre 1912.
Adesso lo riscrivo segnalando alcune "paroline chiave" per chi non le avesse notate TUTTE.

Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura. Non amano l’acqua, molti di loro puzzano perchè tengono lo stesso vestito per molte settimane.

Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri.

Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti.

Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci.

Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l’elemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.

Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti.

Le nostre donne li evitano non solo perchè poco attraenti e selvatici ma perchè si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.

I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali.

(...) Propongo che si privilegino i veneti e i lombardi, tardi di comprendonio e ignoranti ma disposti più di altri a lavorare.

Si adattano ad abitazioni che gli americani rifiutano pur che le famiglie rimangano unite e non contestano il salario.
Gli altri, quelli ai quali è riferita gran parte di questa prima relazione, provengono dal sud dell’Italia.

Vi invito a controllare i documenti di provenienza e a rimpatriare i più. La nostra sicurezza deve essere la prima preoccupazione”.

Ringrazio Giorgio per aver già segnalato in rete questo documento che mi propongo di analizzare con attenzione. Per il momento lo "copioincollo" così come l'ho visto.
Tnx GJ!

giovedì, aprile 09, 2009

martedì, aprile 07, 2009

L'Aquila

Fontana delle 99 cannelle



Buja - 1976

venerdì, gennaio 30, 2009

Mandi Giulia


Rosina Cantoni, Giulia, ci ha lasciati.
Io l'ho conosciuta una trentina di anni fa.
Parlando con lei restavo sempre colpito dalla pacatezza, dalla cortesia, dal fatto di sentirmi a mio agio, come se fosse una situazione "familiare". La parola giusta è questa. Parlare con Rosina era come parlare con una persona di casa, una zia, una vicina gentile. Una come ce ne sono tante. Quelle signore che incontri all'edicola, agli alimentari, in autobus, quelle che girano in bicicletta sulle strade della città e tu, quando le guardi passare capisci che quelle strade le hanno percorse per anni e anni, quando ancora non erano strisce d'asfalto, forse erano di ciotolato, forse erano solo strade bianche, ogni tanto passava qualche macchina.
Rosina era così, una persona come tante altre. Ma era anche tutto il contrario. Perché la sua vita non era stata quella di una persona normale. E lei non era certo una persona "normale". Non era normale quello che era stata costretta a vivere ed era straordinario come lo sapeva raccontare. Perché riusciva a parlare con semplicità del suo passato da corriere partigiano, del suo arresto, del viaggio verso Ravensbrück, dell'atroce esperienza della vita in un lager, di come lei era riuscita a rimanere un essere umano in un luogo dove ogni secondo non aveva niente di umano.
Rosina era una donna straordinaria, semplicemente una donna straordinaria.
Mandi Rosina. E grazie.

Di seguito un frammento di una delle interviste a Rosina (il video, ahimè, non è più raggiungibile):

"Eravamo circa centoventi, fra slovene, istriane e noi. C'erano anche due zingare. Ci hanno divise in due gruppi, tirando a sorte, e hanno cercato dove metterci. In un grande cortile c'era una tenda, dentro cui è stata un po' di ore una compagna di Treviso, la Moimas, una tenda come di circo, grande e nera. Ci dicono "Entrate lì, tra poco verremo a prendervi per portarvi a destinazione" Entriamo e nella penombra vediamo un mucchio di donne messe a cono. Probabilmente sotto erano già tutte morte, vestite di nero, sopra alcune galleggiavano, si muovevano ancora un poco, particolarmente due. Erano bianche come la carta, con gli occhi infossati e neri. Facevano impressione. Poco dopo arrivano due inservienti, prigionieri che facevano dei lavori all'interno, con un recipiente di patate lesse. Non so se l'hanno fatto per noi. Noi non eravamo ancora destinate a morire, avevamo ancora tre, quattro mesi di vita, lavorando e mangiando quasi niente. Queste invece erano condannate senz'altro, messe là senza bere, senza mangiare, con il freddo tremendo che c'era in gennaio, sopra Berlino, la notte specialmente, in quelle condizioni e senza potersi ribellare perché come fai a ribellarti in un campo di sterminio, se non hai le forze, le armi, niente? Se ti ribelli ti succede solo di peggio perché ti bastonano. Allora queste sopra la catasta si sono allungate, una che dalla sagoma sembrava molto alta ha messo la mano sull'orlo del recipiente. Le patate sono finite sul pavimento, correvano rotonde. Si sono chinate - non stavano in piedi - per prenderle e portarle subito alla bocca. Quello spettacolo era una cosa spaventosa. Queste già quasi morte, che non potevano muovere le mandibole perché ormai erano troppo strette, aprivano appena un po' la bocca e cercavano col dito di mandare dentro la patata. La tenevano stretta, ma non riuscivano a ingoiarla e quelle che erano sotto di loro, che ancora capivano un po', per istinto di conservazione cercavano di portargli via il pezzettino che avevano sulla bocca. Era una cosa spaventosa.".


P.S.: preferirei vedere le registrazioni delle sue interviste nei servizi dei telegiornali piuttosto che un imbecille vestito da vescovo dichiarare che le camere a gas sono un falso. Farebbe meglio a tutti noi... e farebbe peggio a lui.

martedì, gennaio 27, 2009

Memoria (2)



Memoria (1)


Trieste, 18 settembre 1938