
Una visione perversa del concetto di "bene comune" e del concetto di rete accomuna questi argomenti:
- la privatizzazione delle risorse idriche;
- i 100 milioni destinati all'alta velocità in Regione;
- il digitale terrestre.
L'acqua è un bene pubblico (un bene comune), che viene distribuito attraverso un sistema di erogazione: una rete. La rete viene pagata dai cittadini attraverso il pagamento di un servizio. Il pagamento viene misurato in metri cubi di quel bene.
Semplificando: pagando l'acqua che utilizzo non pago tanto il bene quanto il servizio (la manutenzione, il controllo, la distribuzione, il sistema che misura l'erogazione, l'emissione delle bollette, ecc.).
Dando il servizio in gestione ad un'azienda privata mi troverei a pagare esattamente lo stesso servizio ma -in aggiunta- la legittima necessità del gestore di ottenere un
profitto.
Ora attenzione che viene il bello: per quale ragione si mette in mano ad un soggetto orientato al profitto la più importante risorsa naturale del nostro pianeta? Per migliorare il servizio. Non male.
I 100 milioni di euro destinati alla banda larga dalla Regione Friuli - Venezia Giulia renderanno disponibile un'infrastruttura di rete che poi verrà gestita da soggetti privati. Perfetto. Aziende che non mettono un centesimo per portare il segnale (i soldi li mette "la Regione", cioè li mettiamo noi) si metteranno in tasca il profitto generato dalla fornitura del servizio. Non vale la pena cercare di spiegare che esistono altre tecnologie meno invasive, meno costose e altrettanto efficaci. Quando il friulano è davanti ad una strada è come una volpe davanti ad una gallina: pagherebbe qualsiasi cifra per poterla sventrare. E infatti la paghiamo. Non "qualsiasi": 100 milioni di euro.
Nel frattempo la cultura vede dimezzato il suo bilancio. C'è una soluzione intermedia: visto che mandiamo gli artisti in mezzo a una strada potremo usarli per la posa dei cavi!
Il digitale terrestre è una cosa particolare per almeno due ragioni. La
prima ragione è frivola: non si tratta di una tecnologia
terrestre ma
aerea. Infatti per accedere al digitale "terrestre" si usa un'antenna. Non un cavo.
Sarà anche frivola ma se uno inizia già a fregarti con il nome immagina cosa viene dopo.
Infatti. La
seconda ragione è che è inutile.
Potrebbe essere perfettamente sostituito da dispositivi basati su tecnologia IP (Internet, per capirci).
Ne esistono già, funzionano perfettamente, si basano su tecnologie testate (dirò di più: utilizzate!) ma hanno un imperdonabile serie di difetti. Ne elenco quattro:
- rendono del tutto inutile il decoder (e si utilizzerebbe un solo telecomando);
- il giorno dopo mandano in fallimento l'Auditel (hai voglia a fare statistiche quando il numero degli ascoltatori appare in tempo reale...);
- tolgono lavoro agli antennisti;
- collocano tutte le televisioni non satellitari sulla stessa piattaforma (Mediaset, Repubblica TV, Italia 7, YouTube e... Beppe Grillo!).
Potente la lobby degli antennisti, vero?