venerdì, gennaio 30, 2009

Mandi Giulia


Rosina Cantoni, Giulia, ci ha lasciati.
Io l'ho conosciuta una trentina di anni fa.
Parlando con lei restavo sempre colpito dalla pacatezza, dalla cortesia, dal fatto di sentirmi a mio agio, come se fosse una situazione "familiare". La parola giusta è questa. Parlare con Rosina era come parlare con una persona di casa, una zia, una vicina gentile. Una come ce ne sono tante. Quelle signore che incontri all'edicola, agli alimentari, in autobus, quelle che girano in bicicletta sulle strade della città e tu, quando le guardi passare capisci che quelle strade le hanno percorse per anni e anni, quando ancora non erano strisce d'asfalto, forse erano di ciotolato, forse erano solo strade bianche, ogni tanto passava qualche macchina.
Rosina era così, una persona come tante altre. Ma era anche tutto il contrario. Perché la sua vita non era stata quella di una persona normale. E lei non era certo una persona "normale". Non era normale quello che era stata costretta a vivere ed era straordinario come lo sapeva raccontare. Perché riusciva a parlare con semplicità del suo passato da corriere partigiano, del suo arresto, del viaggio verso Ravensbrück, dell'atroce esperienza della vita in un lager, di come lei era riuscita a rimanere un essere umano in un luogo dove ogni secondo non aveva niente di umano.
Rosina era una donna straordinaria, semplicemente una donna straordinaria.
Mandi Rosina. E grazie.

Di seguito un frammento di una delle interviste a Rosina (il video, ahimè, non è più raggiungibile):

"Eravamo circa centoventi, fra slovene, istriane e noi. C'erano anche due zingare. Ci hanno divise in due gruppi, tirando a sorte, e hanno cercato dove metterci. In un grande cortile c'era una tenda, dentro cui è stata un po' di ore una compagna di Treviso, la Moimas, una tenda come di circo, grande e nera. Ci dicono "Entrate lì, tra poco verremo a prendervi per portarvi a destinazione" Entriamo e nella penombra vediamo un mucchio di donne messe a cono. Probabilmente sotto erano già tutte morte, vestite di nero, sopra alcune galleggiavano, si muovevano ancora un poco, particolarmente due. Erano bianche come la carta, con gli occhi infossati e neri. Facevano impressione. Poco dopo arrivano due inservienti, prigionieri che facevano dei lavori all'interno, con un recipiente di patate lesse. Non so se l'hanno fatto per noi. Noi non eravamo ancora destinate a morire, avevamo ancora tre, quattro mesi di vita, lavorando e mangiando quasi niente. Queste invece erano condannate senz'altro, messe là senza bere, senza mangiare, con il freddo tremendo che c'era in gennaio, sopra Berlino, la notte specialmente, in quelle condizioni e senza potersi ribellare perché come fai a ribellarti in un campo di sterminio, se non hai le forze, le armi, niente? Se ti ribelli ti succede solo di peggio perché ti bastonano. Allora queste sopra la catasta si sono allungate, una che dalla sagoma sembrava molto alta ha messo la mano sull'orlo del recipiente. Le patate sono finite sul pavimento, correvano rotonde. Si sono chinate - non stavano in piedi - per prenderle e portarle subito alla bocca. Quello spettacolo era una cosa spaventosa. Queste già quasi morte, che non potevano muovere le mandibole perché ormai erano troppo strette, aprivano appena un po' la bocca e cercavano col dito di mandare dentro la patata. La tenevano stretta, ma non riuscivano a ingoiarla e quelle che erano sotto di loro, che ancora capivano un po', per istinto di conservazione cercavano di portargli via il pezzettino che avevano sulla bocca. Era una cosa spaventosa.".


P.S.: preferirei vedere le registrazioni delle sue interviste nei servizi dei telegiornali piuttosto che un imbecille vestito da vescovo dichiarare che le camere a gas sono un falso. Farebbe meglio a tutti noi... e farebbe peggio a lui.

3 commenti:

olmo74 ha detto...

Oggi sono stato al suo funerale.. DOVEVO salutarla e ringraziarla. Ho 34 anni e se ogni giorno ho la voglia di lottare lo devo anche a lei. Purtroppo pochi giovani erano presenti.. Con un dolce BELLA CIAO l'abbiamo salutata.. Ho alzato il pugno.. Era da molto che nn lo facevo.. Si è alzato da solo.. Grazie compagna Giulia, ciao Rosina.

Luca Peresson ha detto...

Si, ero tra i presenti e condivido tutto ciò che hai detto.
Pochi i giovani e questo fatto è il segnale che maggiormente mi ha preoccupato e sul quale ancora sto riflettendo senza, peraltro, trovare qualcosa di intelligente da dire. Ma questo post è per rendere omaggio a questa straordinaria figura di un Friuli che ha saputo opporsi alla tragedia più enorme dell'ultimo secolo. Per rendere omaggio a chi ha saputo -da "sartina"- dire di no al silenzio complice e all'omertà salvandoci dal giudizio che ci avrebbe consegnati alla storia solamente come un paese di fascisti, alleati dei nazisti, complici nello sterminio di milioni di innocenti (accuse che, comunque, ci trovano colpevoli).
Rosina è tra coloro che hanno dimostrato che esisteva anche un'Italia diversa.

Luca Peresson ha detto...

A proposito, "Olmo" mi ridorda Bertolucci. Ed è da un po' che non vedo quel film straordinario.